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La prima cedola del BTP Italia delude le attese

È arrivata l’ora della prima cedola semestrale del BTp Italia che nel marzo scorso fece gola a molti investitori arrivando a raccogliere una cifra record di 9,92 miliardi di euro, di cui 8,5 tra i piccoli risparmiatori. E c’è qualche sorpresa, non proprio allettante. A fronte infatti di una campagna mediatica che parlava di “corsa ai bond per le famiglie con un rendimento totale che parte dal 7-8%” (titolo in prima pagina di un noto quotidiano di economia del 4 marzo) il BTp Italia del 14 marzo indicizzato all’inflazione pagherà oggi una cedola semestrale lorda dell'1,342%

Come si arriva a questa cifra? L’indice a cui si fa riferimento è il FOI, acronimo che sta per Famiglie di Operai e Impiegati, era stato fissato, in fase di collocamento, a 118,24, oggi al termine di questo semestre è pari a 118,64. La rivalutazione è pari al rapporto tra i due valori: 1,00339. A questo punto, la cedola semestrale minima garantita dell’1% (2% su base annua) si calcolerà su un capitale rivalutato dello 0,339%, pertanto, essa è dell’1,0034%. Sommando questo dato alla rivalutazione del capitale vien fuori che la cedola lorda semestrale è dell’1,342%. Detto in soldoni: per ogni 1.000 euro investito nel BTp Italia 2028 il risparmiatore riceverà stamani un pagamento di 13,42 euro sul quale dovrà pagare il 12,5% di tasse. 

“Molti osservatori ritenevamo che i rendimenti potessero raggiungere anche da subito il 7-8% ma le cose non sono andate proprio così – si legge su Avvenire.it da cui estraggo questo post.

Un semestre ‘poco mosso’ in termini di rendimento e anche la rivalutazione sull’inflazione non ha portato grandi benefici, per questo la prima cedola lorda pagata è giusto di una spanna maggiore alla semestrale minima garantita”. “Anche le politiche della BCE atte a contenere l’inflazione avrebbero iniziato a produrre gli effetti desiderati per cui era lecito attendersi una cedola bassa per i primi 6 mesi – aggiunge Angelo Meda, responsabile azionario di Banor Sim - la situazione da ora in poi dovrebbe volgere al meglio: sebbene continui la volontà BCE di riportare l’inflazione verso il 2%, le materie prime iniziano a non essere più un fattore negativo. L’inflazione dovrebbe toccare il picco negativo in autunno per poi riaccelerare per questo effetto petrolio di quasi un punto percentuale”. 

Già una parte della “colpa” sta proprio nelle decisioni prese a Francoforte, il rialzo dei tassi per domare l’inflazione ha fatto scendere il rendimento del BTp che resta in ogni modo l’investimento preferito dal popolo dei cassettisti. Lo certifica anche la Banca d’Italia che ha sottolineato in un suo recente report come le famiglie italiane nell’ultimo anno abbiano movimentato 53 miliardi di euro spostandoli dai conti correnti, che sono a zero interessi, al mercato obbligazionario a partire dai bond del Tesoro. 

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